lunedì 14 giugno 2021

 

Lettera aperta al  Presidente della Repubblica Italiana

Presidente, ci rivolgiamo a Lei come Capo dello Stato e Garante della Costituzione. Ci rivolgiamo a Lei perché nessuno ci risponde. Chi siamo noi? Cittadini Italiani. Noi siamo tutti quei cittadini italiani che sono in difficoltà, noi siamo tutti i cittadini che si chiedono cosa sarebbe di loro qualora, un giorno, la buona sorte smetta di sorridere. Noi siamo quei cittadini italiani che non vogliono assoggettarsi agli scongiuri per affrontare il proprio futuro. Noi siamo quei cittadini italiani che ritengono che la solidarietà non deve essere sinonimo di elemosina, che la compassione non deve trasformarsi in auto compiacimento della propria fortuna paragonata alla sfortuna altrui, che  il desiderio vivo di operare non è l’equivalente dell’avidità di ricchezza. Noi non siamo solo gli invalidi o gli anziani o i derelitti.  Noi siamo quei cittadini italiani che credono che la funzione sociale dello Stato sia quella espressa e confermata dalla Costituzione che non parla di elemosina o di rognosa pietà. “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” Per questo diciamo che noi siamo tutti i cittadini italiani, perché ciascuno di noi invoca la pari dignità sociale senza distinzioni. Noi invalidi, abbiamo pari dignità sociale come tutti perché siamo uguali ad ogni cittadino italiano. Perché non devono esistere sfortunati in un contesto sociale civile, ed invece deve esistere un sistema che assicuri sostegno concreto a chiunque ne abbia bisogno. Deve esistere un sistema sociale e legislativo in grado di vincere lo spettro dell’abbandono, della miseria, della difficoltà, un sistema sociale che attribuisce la giusta ricompensa ai capaci ma impedisce che lo spettro dell’emarginazione si abbatta su chi ha incontrato difficoltà.

Quello insomma che non può essere accettabile  è che l’Italia si trasformi nella corte del Re Sole, in uno Stato in cui una ristretta minoranza si attribuisca la capacità di risplendere sull’acquitrino della miseria che provoca. Abbiamo più volte sentito dire da molti politici  che in Italia non si muore di fame. Vorremmo sapere se hanno mai provato a vivere con 287 euro al mese combattendo con il  mediocre sistema  sanitario di questa Nazione, sopportando il peso di gravissime invalidità, senza alcuna speranza di trovare lavoro se non in nero ed in spregio alla propria residua salute. Si, vorremmo proprio sapere come credono si possa fare. Vorremmo proprio invitarli a provare. Vorremmo sapere se già dal primo giorno la disperazione non li impregnerà fino al midollo. Ed è questo invece che da decenni state chiedendo agli invalidi italiani, tacciati di ogni abominio, perfino di inventarsi le invalidità pur di scroccare l’incredibile somma che lo stato mette a disposizione della loro infermità. Perché è sempre facile tacciare le proprie vittime di ogni crimine per assolversi da ogni peccato.

Presidente ci rivolgiamo a Lei come Garante della Costituzione: non abbiamo che Lei, Presidente. Ci ascolti. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 152 del 2020, ha spalancato il cancello dell’uguaglianza e dell’equità. Ma gli Enti assistenziali ed il Parlamento hanno ridotto questo cancello ad un pertugio. Le modalità di applicazione della norma oggetto della revisione Costituzionale, sono talmente restrittive che si possono applicare a pochissimi e questi “privilegiati” sono in realtà persone che avrebbero diritto a interventi di ben altra consistenza.

Abbiamo presentato al Senato  il 14 dicembre 2020 una petizione in favore di tutti i disabili. Ma la petizione è ferma presso l’XI commissione dal 17 dicembre. Chiediamo una riforma dell’art.38 L.448/2001. Chiediamo che venga assegnato un reddito a ciascun disabile, sostitutivo dello stipendio per il lavoro che non arriverà mai, per un importo non inferiore a 15 mila euro all’anno. Chiediamo che anche il tetto di reddito non sia inferiore ai 15 mila euro e chiediamo che queste agevolazioni siano riconosciute a tutti i disabili, nessuno eccettuato, ed alle altre categorie già beneficiarie dell’art. 38.

Presidente aiuti la nostra petizione ad uscire dalla palude. Ci dia ascolto, dia spazio alle nostre necessità.

Presidente non ci lasci soli. Gli invalidi non hanno chi li ascolta davvero. Quello che viene proposto in loro favore è sempre stato all’insegna dell’elemosina di stato, una miriade di interventi frammentati gestisti dagli enti più disparati, distribuiti in molteplici norme e regolamenti che spesso rimangono sconosciuti o scarsamente applicati o arbitrariamente recepiti. Ma agli invalidi non arriva quello che ha più importanza: la possibilità di vivere con pari dignità. Presidente: Lei rappresenta la Costituzione. La Costituzione non chiude le porta ai fragili. La Costituzione ne fa i figli prediletti. Presidente non chiuda le porta proprio Lei, ma consideri i deboli e i fragili per quello che sono: membri vivi della società, la forza che misura il livello di civiltà raggiunto, coloro che rendono tutti migliori perché è facile essere buoni con i ricchi ed i satolli, ma è virtù mettere a freno la cupidigia dei fortunati per sostenere chi stenta a mantenere il passo.

Presidente, La ringraziamo per la Sua disponibilità ed attendiamo fiduciosi.

Uguali Sempre

Avv. Isabella Cusanno

 

 

LO STATO ONESTO E DEMOCRATICO RISPETTA I CITTADINI

L’elemento in grado di misurare la qualità o addirittura l’esistenza di   un corretto sistema democratico in una nazione è dato dal modo con...