venerdì 2 settembre 2022

LO STATO ONESTO E DEMOCRATICO RISPETTA I CITTADINI

L’elemento in grado di misurare la qualità o addirittura l’esistenza di  un corretto sistema democratico in una nazione è dato dal modo con cui lo Stato e gli enti che ne sono emanazione si comportano con i cittadini.

Quando lo Stato scarica le proprie colpe sui singoli cittadini, sappiamo con assoluta certezza che la struttura democratica si è sfaldato e quello che ci governa è un sistema profondamente in crisi che progressivamente cerca di confermare con una falsa autorevolezza la propria incapacità a governare con trasparenza. Siamo ad un passo dal precipizio autoritario

Quando lo Stato colpevolizza i cittadini, sappiamo con assoluta certezza  che il sistema che ci governa è gravemente minato dalla incapacità ad affrontare il quotidiano ed i propri compiti e mostra i denti per reprimere subdolamente le legittime necessità che non riesce a soddisfare con la semplice e corretta legalità

E questo vale anche per gli enti che sono sua emanazione.

Quando l’INPS, ad esempio, nega il riconoscimento delle invalidità ai propri assistiti,  che poi le ottengono in Tribunale,  e per giustificare la propria indisponibilità a prendere in considerazione quelle che sono le legittime richieste di persone in difficoltà, mostra in modo esplicito e tragico quello spaccato di incapacità a gestire le proprie finalità  tipico di un sistema che sta dichiarando il proprio   fallimento

E quando l’Inps  accusa i propri assistiti di frode, considerandoli tutti indistintamente colpevoli di un qualcosa che qualcuno avrà pure commesso ma sempre con il consenso dei propri organi preposti al controllo, scivola con velocità progressiva in quella deriva di autoritarismo da burletta che nasce dalla incapacità di affrontare i propri compiti con quel decoro che nasce  dalla trasparenza e dal buon andamento della Pubblica Amministrazione.

Lo Stato italiano ogni giorno di più mostra di non essere più in grado di gestire i propri compiti e soprattutto di non essere più in grado di farlo senza abusare  della propria autorità . Utilizza sistemi  di pressione sociale  generata dal discredito che lancia attraverso campagne stampa, attraverso l’applicazione impropria della legge, l’ implicita o esplicita intimidazione nella formulazione dei suoi comandi di governo o di gestione.

  Il cittadino trasformato in capro espiatorio, non più soggetto delle attenzione del governo,  diviene oggetto di insulti e di minacce sociali

E dunque l’invalido che chiede assistenza è, nell’ottica di uno stato che nasconde nell’insulto e nella deriva autoritaria la propria incapacità e incompetenza, è invece colui che vuole frodare ben 292 euro al mese rinunciando ad una vita completa sia a livello sociale che lavorativo

Le invalidità vengono rifiutate, e il tribunale puntualmente le conferma. I costi per lo Stato? Raddoppiati. Le difficoltà per chi ha bisogno di aiuto? Triplicate. E questa è una delle tante espressioni dell’assurda incapacità dello stato che fallita la sua missione, affronta la realtà digrignando i denti e tentando di imporre uno stile di vita commisurata alla sua indifferenza per i problemi di chi è in difficoltà . Questa tipologia di Stato si configura nel connubio tra lo Stato assolutista di Luigi XVI ad un passo dalla ghigliottina, e il condizionamento sociale di epoca sovietica che si semplifica nell’assioma : “ se ti alzi prima del 10 del mattino vuol dire che non sei felice, se non sei felice allora sei un degenerato delinquente oppositore ”

Rimaniamo nel campo dell’invalidità: chi è in difficoltà, ha bisogno di aiuti concreti che assicurino la propria dignità di vita. Abbiamo scoperto che i prossimi mesi o anni saranno caratterizzati dalla sempre più marcata assenza dei microchip, complice la gravissima  tensione  tra mondo occidentale e  mondo orientale, o, con maggiore precisione tra le nazioni che praticavano il colonialismo e le nazioni che lo hanno subito. Questo situazione era ben conosciuta dal governo già agli inizi dell’epoca pandemica, ma questo non lo  ha fermato dal buttare al vento centinaia di milioni di euro per la carta delle disabilità . Quei soldi ,dati agli invalidi invece che sperperati, sarebbero stati davvero utili all’inclusione sociale delle persone in difficoltà

Ma questa è una considerazione che al nostro Stato, nato dall’incrocio tra le torri d’avorio dell’aristocrazia dell’assolutismo e la solidale e proletaria giovialità dell’oppressione sovietica, non riesce ad essere comprensibile. Chissà perché

Uguali Sempre

Avv. Isabella Cusanno

 

 

 

sabato 8 gennaio 2022

 

 Illustri Parlamentari d’Italia di ogni partito

 Lettera aperta a ciascuno di voi



Un anno fa abbiamo presentato in Senato una petizione per dare concreto sostegno economico ai disabili.  

Ci avete risposto con il messaggio del 14 ottobre 2021 dell’Inps che ci ricorda come, con infinita benevolenza, l’ente abbia chiuso un occhio sui maldestri tentativi degli invalidi di attivarsi in qualche lavoretto per non morire di fame.

 Sempre con estrema benevolenza alcuni politici hanno dato la loro disponibilità a concedere senza restrizioni eccessive 287 euro al mese ai disabili affetti da una percentuale di invalidità dal 74 per cento al 99 per cento. Quindi agli invalidi affetti da limiti gravissimi vengono con grande magnanimità concessi 289 euro al mese e si chiuderà un occhio se con qualche lavoretto, il beneficiario riuscirà addirittura a raggiungere il tetto di reddito di 4900 euro l’anno ( tetto di reddito globale e complessivo) . Non possiamo che ringraziare per tanta generosità. In compenso emetterete la disability card, usando l’inglese perché voi siete cittadini del mondo, che permette l’accesso a tassi agevolati a servizi vari non ancora ben specificati ma che consentono l’integrazione sociale del disabile. Ed è vero: perché il disabile che non può permettersi di pagare l’affitto o le bollette in questo modo beneficerà a tariffe agevolate di un ambiente illuminato e riscaldato   negli splendidi musei  italiani  .Allo stesso modo i disabili ringraziano per la legge quadro di riforma della normativa sulla disabilità, anche se dietro le tante forbite espressioni usate per descrivere le novità, non abbiamo capito cosa intendente per riforma del sistema e inclusione sociale. Per esempio anche quanto previsto dalla legge 104 è inclusione sociale? L’abbattimento dell’iva dal 22 al 4 per cento per l’acquisto dell’auto è  sicuramente espressione di grande attenzione per le difficoltà dei disabili che però non possono certo   comprarsi l’auto con sole  290  euro al mese. Anzi per essere precisi non riescono neppure ad arrivare al 15 del mese. Qualcuno di voi ha detto che in Italia nessuno muore di fame, dimenticando che la forza della solidarietà delle famiglie va scemando man mano che bisogna adeguarsi alle pensioni contributive e non più retributive, man mano che cresce il costo della vita e i beni di prima necessità, man mano che il sistema sanitario collassa e non ci si riesce a curare attraverso il sistema pubblico.  E’ triste che conosciate così poco l’Italia che vi circonda e dalla quale aspettate voti. Sicuramente siete cittadini del mondo, ma a noi basterebbe che foste cittadini italiani.

Un anno fa abbiamo presentato una petizione che è stata letta in Senato in data 17 dicembre ed in quella data la petizione è stata  assegnata alla XI commissione. Da allora non sappiamo più nulla. In quella petizione chiedevamo dignità e qualità di vita per i disabili e per i deboli ed una riforma, coerente con le necessità di vita, degli importi e dei tetti di reddito formulati dall’art.38 legge 448/2001. Chiedevamo per ogni fragile, disabile, anziano in difficoltà 15 mila euro all’anno. Non chiedevamo e non chiediamo troppo in una Nazione in cui vengono elargite senza problemi pensioni e stipendi d’oro. Quando abbiamo inviato la petizione eravamo poche decine ad aver aderito, ora contiamo più di 7700 firme e continuiamo a crescere. Quello che chiediamo è dignità e qualità della vita per tutti, non elemosine, non caritatevoli espressioni di solidarietà, non carezze piene di bonarietà, tutte cose che assomigliano troppo ad uno sberleffo camuffato. Chiediamo dignità per coloro che non sono in grado di pensare a se stessi, ma che comunque possiedono il grande incommensurabile dono di essere vivi ed il diritto inalienabile di partecipare con pienezza a questa società. A queste persone noi tutti dobbiamo rispetto, dobbiamo dare il modo di vivere la loro condizione con un sostegno adeguato. Non solo perché la povertà in Italia avanza a grandi passi, ma perché un solo povero, un solo dimenticato rende  poveri e dimenticati tutti noi, indipendentemente dalla corposità della cifra del conto in banca.

Illustri parlamentari italiani quando voterete bilancio e manovra finanziaria, pensate a questo. Chiarissimi deputati e senatori quando riscuoterete le vostre prebende ricordatevi che in Italia ci sono troppe persone che cercano di vivere per un intero anno con una parte di quello che voi prendete in un mese. E questo nonostante che a queste persone la Costituzione Italiana, a cui dovreste giurare fedeltà, assicura totale tutela economica, sociale e sanitaria. Senatori e deputati vi chiediamo di pensare quest’anno, quando votate bilancio e manovra finanziaria, all’Italia che sta scivolando nell’inedia.

Avv. Isabella Cusanno

Uguali Sempre

 

lunedì 14 giugno 2021

 

Lettera aperta al  Presidente della Repubblica Italiana

Presidente, ci rivolgiamo a Lei come Capo dello Stato e Garante della Costituzione. Ci rivolgiamo a Lei perché nessuno ci risponde. Chi siamo noi? Cittadini Italiani. Noi siamo tutti quei cittadini italiani che sono in difficoltà, noi siamo tutti i cittadini che si chiedono cosa sarebbe di loro qualora, un giorno, la buona sorte smetta di sorridere. Noi siamo quei cittadini italiani che non vogliono assoggettarsi agli scongiuri per affrontare il proprio futuro. Noi siamo quei cittadini italiani che ritengono che la solidarietà non deve essere sinonimo di elemosina, che la compassione non deve trasformarsi in auto compiacimento della propria fortuna paragonata alla sfortuna altrui, che  il desiderio vivo di operare non è l’equivalente dell’avidità di ricchezza. Noi non siamo solo gli invalidi o gli anziani o i derelitti.  Noi siamo quei cittadini italiani che credono che la funzione sociale dello Stato sia quella espressa e confermata dalla Costituzione che non parla di elemosina o di rognosa pietà. “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” Per questo diciamo che noi siamo tutti i cittadini italiani, perché ciascuno di noi invoca la pari dignità sociale senza distinzioni. Noi invalidi, abbiamo pari dignità sociale come tutti perché siamo uguali ad ogni cittadino italiano. Perché non devono esistere sfortunati in un contesto sociale civile, ed invece deve esistere un sistema che assicuri sostegno concreto a chiunque ne abbia bisogno. Deve esistere un sistema sociale e legislativo in grado di vincere lo spettro dell’abbandono, della miseria, della difficoltà, un sistema sociale che attribuisce la giusta ricompensa ai capaci ma impedisce che lo spettro dell’emarginazione si abbatta su chi ha incontrato difficoltà.

Quello insomma che non può essere accettabile  è che l’Italia si trasformi nella corte del Re Sole, in uno Stato in cui una ristretta minoranza si attribuisca la capacità di risplendere sull’acquitrino della miseria che provoca. Abbiamo più volte sentito dire da molti politici  che in Italia non si muore di fame. Vorremmo sapere se hanno mai provato a vivere con 287 euro al mese combattendo con il  mediocre sistema  sanitario di questa Nazione, sopportando il peso di gravissime invalidità, senza alcuna speranza di trovare lavoro se non in nero ed in spregio alla propria residua salute. Si, vorremmo proprio sapere come credono si possa fare. Vorremmo proprio invitarli a provare. Vorremmo sapere se già dal primo giorno la disperazione non li impregnerà fino al midollo. Ed è questo invece che da decenni state chiedendo agli invalidi italiani, tacciati di ogni abominio, perfino di inventarsi le invalidità pur di scroccare l’incredibile somma che lo stato mette a disposizione della loro infermità. Perché è sempre facile tacciare le proprie vittime di ogni crimine per assolversi da ogni peccato.

Presidente ci rivolgiamo a Lei come Garante della Costituzione: non abbiamo che Lei, Presidente. Ci ascolti. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 152 del 2020, ha spalancato il cancello dell’uguaglianza e dell’equità. Ma gli Enti assistenziali ed il Parlamento hanno ridotto questo cancello ad un pertugio. Le modalità di applicazione della norma oggetto della revisione Costituzionale, sono talmente restrittive che si possono applicare a pochissimi e questi “privilegiati” sono in realtà persone che avrebbero diritto a interventi di ben altra consistenza.

Abbiamo presentato al Senato  il 14 dicembre 2020 una petizione in favore di tutti i disabili. Ma la petizione è ferma presso l’XI commissione dal 17 dicembre. Chiediamo una riforma dell’art.38 L.448/2001. Chiediamo che venga assegnato un reddito a ciascun disabile, sostitutivo dello stipendio per il lavoro che non arriverà mai, per un importo non inferiore a 15 mila euro all’anno. Chiediamo che anche il tetto di reddito non sia inferiore ai 15 mila euro e chiediamo che queste agevolazioni siano riconosciute a tutti i disabili, nessuno eccettuato, ed alle altre categorie già beneficiarie dell’art. 38.

Presidente aiuti la nostra petizione ad uscire dalla palude. Ci dia ascolto, dia spazio alle nostre necessità.

Presidente non ci lasci soli. Gli invalidi non hanno chi li ascolta davvero. Quello che viene proposto in loro favore è sempre stato all’insegna dell’elemosina di stato, una miriade di interventi frammentati gestisti dagli enti più disparati, distribuiti in molteplici norme e regolamenti che spesso rimangono sconosciuti o scarsamente applicati o arbitrariamente recepiti. Ma agli invalidi non arriva quello che ha più importanza: la possibilità di vivere con pari dignità. Presidente: Lei rappresenta la Costituzione. La Costituzione non chiude le porta ai fragili. La Costituzione ne fa i figli prediletti. Presidente non chiuda le porta proprio Lei, ma consideri i deboli e i fragili per quello che sono: membri vivi della società, la forza che misura il livello di civiltà raggiunto, coloro che rendono tutti migliori perché è facile essere buoni con i ricchi ed i satolli, ma è virtù mettere a freno la cupidigia dei fortunati per sostenere chi stenta a mantenere il passo.

Presidente, La ringraziamo per la Sua disponibilità ed attendiamo fiduciosi.

Uguali Sempre

Avv. Isabella Cusanno

 

 

giovedì 18 marzo 2021

 LETTERA  APERTA AL MINISTRO ERIKA STEFANI

Buongiorno Ministro

siamo un gruppo di persone, organizzatesi in un gruppo chiamato Uguali Sempre, che vogliono assicurare rispetto e difesa per i diritti dei disabili. Per ottenere davvero un rispetto concreto, prima di tutto, è necessario comprendere cosa significa essere disabili, comprendere il dolore che patiscono queste persone, un dolore che si misura con la sofferenza provocata dalla malattia o dalle menomazioni, dolore che diventa angoscia quando ci si deve scontrare con il mondo dei sani che troppo spesso è incapace di comprendere chi sano non è , dimostrando di essere affetto da una inabilità ancora peggiore. La mancanza di empatia dei cosiddetti sani è sicuramente la tara pesante per  questa società, pronta a deridere o a umiliare chi è fragile o debole o malato, una società troppo vittima ed asservita all’apparire per comprendere e proteggere chi soffre.

Per gli invalidi bisognerebbe fare molto: occorre rivedere le modalità di accertamento, ad esempio,  ed anche abbassare le percentuali di invalidità per le quali è possibile ottenere un assegno dallo Stato. Agli invalidi bisogna assicurare un mondo affettivo, l’unico in grado di portare sollievo a chi soffre, e quindi tutelare in modo proprio ed efficace il lavoro di chi, nella famiglia, si occupa di loro. Perché la vera integrazione inizia nella famiglia e si compie tramite la famiglia. Dunque dovremmo parlare di tanto, tante necessità che si complicano sempre più a causa di  una mentalità che li tiene al bando, li relega all’ultimo scalino della scala sociale, perché chi non è in grado di lavorare non conta nulla nella società della produzione e del consumo. Questa, illustre Ministro, non è civiltà, ma solo aristocrazia dei fortunati, il cui unico merito è quello di non aver mai incontrato la malasorte lungo la strada e che questa fortuna difendono strenuamente anche a scapito dei generosi, dello slancio del cuore, dell’impegno umano. Il nostro gruppo, Ministro, presente nei social ed in crescita costante, si è chiamato Uguali Sempre proprio per questo.

In questa occasione, Ministro, vogliamo sottoporre alla sua attenzione la nostra petizione, già presentata al Senato ed assegnata alla XI Commissione con il numero 726, con la quale chiediamo che venga riconosciuto un reddito decoroso a tutti i disabili a partire dal 74 per cento fino al 100 per cento per un importo non inferiore a 15 mila euro all’anno. Ed abbiamo chiesto che  il medesimo assegno venga riconosciuto anche alle altre categorie beneficiarie dell’art.38 legge 488/2001 perché la vecchiaia è essa stessa una malattia e con decorso sempre funesto.

La famosa sentenza della Corte Costituzionale n. 152 del 2020 ha ritenuto che l’importo di 285 euro al mese non sia adeguato alle esigenze di sopravvivenza degli inabili al lavoro, estendendo la previsione dell’art. 38 della legge citata a tutti gli invalidi totali a partire dalla maggiore età. L’Inps ha ridimensionato in modo drastico con una interpretazione della norma ormai consolidata ma che comunque non ci convince, e i percettori dell’aumento sono stati molto pochi.

 Oltre molti invalidi totali , rimangono esclusi tutti gli invalidi percettori dell’assegno di 287 euro mensili, ossia gli invalidi dal 74 per cento in poi. Ora, Ministro, mi dica è mai possibile nella nostra bella Italia vivere con 287 euro al mese? Per chiunque intendo. E può mai farlo un invalido totale? o un invalido con una salute ormai così gravemente compromessa da rimanerne un residuo così limitato?

Provi a pensarci, Ministro, cosa si compra oggi con 287 euro al mese? Lei potrebbe vivere? potrebbe pagare l’affitto, le bollette, le medicine, e mangiare con 287 euro al mese? Non credo ci sia qualcuno in Italia che sia in grado di riuscirci. In quanto alle  famose 650 euro al mese che vengono riconosciute dall’Inps in modo che l’invalido  non incassi mai più di  8469,63 euro l’anno: in che modo queste benedette 650 euro al mese tranquillizzano un invalido totale senza altri beni di fortuna, che ha bisogno di medicine e di interventi medici, molti dei quali comunque a pagamento per un miliardo di ragioni che qui non stiamo ad elencare? Eppure questi invalidi sono una ricchezza per una Nazione civile, lo sono non perché producono sedie o producono scarpe, o lavorano in un negozio. Questi invalidi, come gli anziani, sono una ricchezza perché sono esseri umani che con la loro vita regalano a tutti qualcosa che vale molto più del PIL, regalano esperienze uniche, impegno, capacità di comprendere il nostro mondo, saggezza, intelligenza. Questi invalidi e questi anziani regalano a questa Nazione civiltà  e democrazia reale, che sono anche moltiplicatori economici, ma sono soprattutto umanità.  

Ancora una considerazione, Ministro. Un corpo è sano se tutti le sue membra sono sane.Se dimentichiamo uno solo dei suoi componenti e li danneggiamo con disprezzo, tutto il corpo è già gravemente ammalato. Noi amiamo questa Italia e la vogliamo sana e forte e civile.

Vorremmo poterLa incontrare al più presto per illustrare meglio la nostra petizione

Grazie per la disponibilità che vorrà accordarci.

Uguali Sempre

avv. Isabella Cusanno

 


Petizione per un reddito decoroso ai disabili ed ai beneficiari dell'art.38 l.488/2001

 

La petizione è stata assegnata all'XI commissione del Senato in data 17 dicembre 2020 al n, 726  

 

Al Presidente del Senato della Repubblica

Petizione ai sensi dell’art. 50 della Costituzione

Per la promulgazione di una legge che assicuri dignità e qualità di vita agli invalidi

Noi sottoscritti invalidi civili  cittadini italiani

Premesso che

a)     L’art.13 della legge n.118/1971  così prevede: “13. (Assegno mensile). - 1. Agli invalidi civili di età compresa fra il diciottesimo e il sessantaquattresimo anno nei cui confronti sia accertata una riduzione della capacità lavorativa, nella misura pari o superiore al 74 per cento, che non svolgono attività lavorativa e per il tempo in cui tale condizione sussiste, è concesso, a carico dello Stato ed erogato dall'INPS, un assegno mensile di euro 242,84 per tredici mensilità, con le stesse condizioni e modalità previste per l'assegnazione della pensione di cui all'articolo 12.

b)     La norma con i decreto rilancio ( l. 77/2020) e con il cosiddetto decreto agosto attribuisce agli invalidi civili totali la somma di  euro 651 ( 516 ) ma solo a seguito di adeguamento alla  sentenza della Corte Costituzionale n.152/2020  che ha dichiarato, nei sensi e nel termine di cui in motivazione, l’illegittimità costituzionale dell’art. 38, comma 4, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2002)», nella parte in cui, con riferimento agli invalidi civili totali, dispone che i benefici incrementativi di cui al comma 1 sono concessi «ai soggetti di età pari o superiore a sessanta anni» anziché «ai soggetti di età superiore a diciotto anni»;

c)     Per gli invalidi civili con percentuali tra il 74 ed il 99 per cento,  la possibilità di trovare lavoro è pressocchè nulla : sia per la ridotta capacità lavorativa ancor più limitata, a secondo delle patologie, allo svolgimento di mansioni specifiche da svolgersi solo in condizioni ben definite dalle prescrizioni mediche, sia per la crisi che attanaglia il mercato del lavoro ormai da molto tempo e che non vedrà soluzioni né a breve e neppure nel medio periodo.

d)     Per gli invalidi civili totali le somme di cui alle citate norme, nonostante l’incremento ad opera della citate sentenza della Corte Costituzionale , sono da ritenersi ridicole per qualunque cittadino italiano, in particolare per soggetti che hanno esigenze mediche e personali che incidono pesantemente sulle proprie condizioni economiche. Le somme come attualmente riconosciute, sono inidonee a garantire qualità e decoro e neppure il semplice mantenimento. Nelle condizioni economiche attuali nessun cittadino italiano può mantenersi con 651 euro al mese tantomeno con 286, 81 euro al mese tanto meno persone così crudamente colpite nel fisico

e)     La citata sentenza della Corte Costituzionale specifica nella sentenza n.152/2020 con riferimento agli inabili al lavoro che: “L’importo mensile della pensione di inabilità, di attuali euro 286,81, è innegabilmente, e manifestamente, insufficiente ad assicurare agli interessati il “minimo vitale” e non rispetta, dunque, il limite invalicabile del nucleo essenziale e indefettibile del «diritto al mantenimento», garantito ad «ogni cittadino inabile al lavoro» dall’art. 38, primo comma, Cost”. Ma neppure l’incremento previsto può assicurare decoro e qualità della vita a cittadini italiani già tanto provati dalla sorte.

f)      Inflazione, incremento del costo della vita, perdita del potere di acquisto, confermano che gli importi previsti dalle norme citate e comunque previsti in forza di legislazioni vecchie di almeno  vent’anni, o addirittura di cinquanta anni, sono assolutamente inidonee a raggiungere il traguardo indicato dalla Corte Costituzionale, la quale può solo, nei limiti della legislazione esistente, valutarne la rispondenza alle previsioni costituzionali ed ,in linea di principio, indicare le mete da raggiungere per assicurare l’effettività dei diritti fondamentali

g)     Importi come quelli indicati, considerando il costo della vita in Italia, sono addirittura inferiori e di molto, sia nell’importo effettivo che nel loro ridotto potere di acquisto, a quanto viene riconosciuto in Stati in cui la povertà è purtroppo consolidata ( Belarus ad esempio)

h)     L’art. 38 della Costituzione della Repubblica Italiana statuisce i diritti degli inabili al lavoro: “ Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.”  E’ evidente, però, che i soggetti invalidi con percentuali inferiori  al cento per cento e che quindi, secondo i medici, mantengono una sia pur scarsa capacità lavorativa, capacità che spesso è solo nelle buone intenzioni delle Commissioni Inps, sono nella impossibilità assoluta di mantenersi per impossibilità nei fatti ad accedere al mercato del lavoro, nonostante l’obbligo di assunzione previsto dalla norma,per  impossibilità fisica di assumersi il peso di un rapporto di lavoro costante, per la crisi in cui versa il mondo del lavoro diventata ormai cronica e peggiorata negli ultimi tempi. Ma soprattutto sono impossibilitati a mantenersi per l’inadeguatezza di tutte le norme vigenti ad assicurare loro il sostegno necessario

 

Pertanto

Noi sottoscritti, cittadini italiani, chiediamo ai sensi dell’art.50 della Costituzione Italiana che il Parlamento si faccia carico delle esigenze degli invalidi civili ed intervenga legislativamente per

1)     adeguare la pensione di cui all’art.38 legge 448/2001 all’importo di 15 mila euro all’anno tredicesima compresa

2)     estendere la pensione di cui all’art. 38, oltre che a tutti i soggetti ivi indicati, a tutti gli invalidi civili a cui sia stata riconosciuta una invalidità pari o superiore al 74 per cento

3)     rivalutare i limiti di reddito portandoli a 15 mila euro l’anno per il soggetto non coniugato ed ad 15 mila euro a cui aggiungere l’importo dell’assegno sociale per il caso di cumulo con il coniuge con conseguente riduzione dell’assegno/ pensione come indicato dal citato articolo 38 nella dizione attuale

4)     prevedere la cessazione del pagamento dell’assegno/ pensione al soggetto che venga assunto o alla riduzione dell’assegno se il reddito determinato dalla nuova assunzione non supera il tetto dei 15 mila / 30 mila euro l’anno

5)     prevedere la cessazione del pagamento dell’assegno / pensione al soggetto le cui condizioni di salute migliorino e si riducano al disotto del 74 per cento

La petizione viene presentata ai sensi dell’art.50 della Costituzione

Con osservanza

( petizione realizzata e redatta da avv, Isabella Cusanno)

 

 

 

LO STATO ONESTO E DEMOCRATICO RISPETTA I CITTADINI

L’elemento in grado di misurare la qualità o addirittura l’esistenza di   un corretto sistema democratico in una nazione è dato dal modo con...