Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
Presidente, ci rivolgiamo a Lei come Capo
dello Stato e Garante della Costituzione. Ci rivolgiamo a Lei perché nessuno ci
risponde. Chi siamo noi? Cittadini Italiani. Noi siamo tutti quei cittadini
italiani che sono in difficoltà, noi siamo tutti i cittadini che si chiedono
cosa sarebbe di loro qualora, un giorno, la buona sorte smetta di sorridere. Noi
siamo quei cittadini italiani che non vogliono assoggettarsi agli scongiuri per
affrontare il proprio futuro. Noi siamo quei cittadini italiani che ritengono
che la solidarietà non deve essere sinonimo di elemosina, che la compassione
non deve trasformarsi in auto compiacimento della propria fortuna paragonata
alla sfortuna altrui, che il desiderio
vivo di operare non è l’equivalente dell’avidità di ricchezza. Noi non siamo
solo gli invalidi o gli anziani o i derelitti. Noi siamo quei cittadini italiani che credono
che la funzione sociale dello Stato sia quella espressa e confermata dalla
Costituzione che non parla di elemosina o di rognosa pietà. “ Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale” Per questo diciamo che noi siamo tutti i cittadini
italiani, perché ciascuno di noi invoca la pari dignità sociale senza distinzioni.
Noi invalidi, abbiamo pari dignità sociale come tutti perché siamo uguali ad ogni
cittadino italiano. Perché non devono esistere sfortunati in un contesto sociale
civile, ed invece deve esistere un sistema che assicuri sostegno concreto a
chiunque ne abbia bisogno. Deve esistere un sistema sociale e legislativo in
grado di vincere lo spettro dell’abbandono, della miseria, della difficoltà, un
sistema sociale che attribuisce la giusta ricompensa ai capaci ma impedisce che
lo spettro dell’emarginazione si abbatta su chi ha incontrato difficoltà.
Quello insomma che non può essere
accettabile è che l’Italia si trasformi
nella corte del Re Sole, in uno Stato in cui una ristretta minoranza si
attribuisca la capacità di risplendere sull’acquitrino della miseria che
provoca. Abbiamo più volte sentito dire da molti politici che in Italia non si muore di fame. Vorremmo
sapere se hanno mai provato a vivere con 287 euro al mese combattendo con il mediocre sistema sanitario di questa Nazione, sopportando il
peso di gravissime invalidità, senza alcuna speranza di trovare lavoro se non
in nero ed in spregio alla propria residua salute. Si, vorremmo proprio sapere
come credono si possa fare. Vorremmo proprio invitarli a provare. Vorremmo
sapere se già dal primo giorno la disperazione non li impregnerà fino al midollo.
Ed è questo invece che da decenni state chiedendo agli invalidi italiani, tacciati
di ogni abominio, perfino di inventarsi le invalidità pur di scroccare l’incredibile
somma che lo stato mette a disposizione della loro infermità. Perché è sempre
facile tacciare le proprie vittime di ogni crimine per assolversi da ogni
peccato.
Presidente ci rivolgiamo a Lei come Garante
della Costituzione: non abbiamo che Lei, Presidente. Ci ascolti. La Corte
Costituzionale, con la sentenza n. 152 del 2020, ha spalancato il cancello dell’uguaglianza
e dell’equità. Ma gli Enti assistenziali ed il Parlamento hanno ridotto questo cancello
ad un pertugio. Le modalità di applicazione della norma oggetto della revisione
Costituzionale, sono talmente restrittive che si possono applicare a pochissimi
e questi “privilegiati” sono in realtà persone che avrebbero diritto a interventi
di ben altra consistenza.
Abbiamo presentato al Senato il 14 dicembre 2020 una petizione in favore di
tutti i disabili. Ma la petizione è ferma presso l’XI commissione dal 17 dicembre.
Chiediamo una riforma dell’art.38 L.448/2001. Chiediamo che venga assegnato un
reddito a ciascun disabile, sostitutivo dello stipendio per il lavoro che non
arriverà mai, per un importo non inferiore a 15 mila euro all’anno. Chiediamo
che anche il tetto di reddito non sia inferiore ai 15 mila euro e chiediamo che
queste agevolazioni siano riconosciute a tutti i disabili, nessuno eccettuato,
ed alle altre categorie già beneficiarie dell’art. 38.
Presidente aiuti la nostra petizione
ad uscire dalla palude. Ci dia ascolto, dia spazio alle nostre necessità.
Presidente non ci lasci soli. Gli
invalidi non hanno chi li ascolta davvero. Quello che viene proposto in loro
favore è sempre stato all’insegna dell’elemosina di stato, una miriade di interventi
frammentati gestisti dagli enti più disparati, distribuiti in molteplici norme
e regolamenti che spesso rimangono sconosciuti o scarsamente applicati o arbitrariamente
recepiti. Ma agli invalidi non arriva quello che ha più importanza: la
possibilità di vivere con pari dignità. Presidente: Lei rappresenta la
Costituzione. La Costituzione non chiude le porta ai fragili. La Costituzione ne
fa i figli prediletti. Presidente non chiuda le porta proprio Lei, ma consideri
i deboli e i fragili per quello che sono: membri vivi della società, la forza
che misura il livello di civiltà raggiunto, coloro che rendono tutti migliori perché
è facile essere buoni con i ricchi ed i satolli, ma è virtù mettere a freno la
cupidigia dei fortunati per sostenere chi stenta a mantenere il passo.
Presidente, La ringraziamo per la Sua
disponibilità ed attendiamo fiduciosi.
Uguali Sempre
Avv. Isabella Cusanno
Vogliamo una pensioni dignitosa.
RispondiEliminaVogliamo una pensioni dignitosa
RispondiEliminaNn sì può andare avanti così.
RispondiEliminaVogliamo una pensioni dignitosa xchè non si può andare avanti con tutti gli aumenti.
RispondiEliminaBuon pomeriggio carissimo presidente soltanto lei può fare,x una pensioni dignitosa xchè con 300 euro al mese nn paghiamo nemmeno le bollette con questi rincari.
RispondiEliminaVogliamo una pensioni dignitosa e reddito dignitoso
RispondiEliminaVogliamo una pensioni dignitosa e reddito dignitoso.
RispondiEliminaVogliamo una pensione dignitoso e reddito dignitoso
RispondiEliminaVogliamo una pensioni dignitosa e reddito dignitoso..
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